Michel Leiris sui palcoscenici della possessione. Etiopia e Haiti.
Scritti 1930 - 1983, è una raccolta esaustiva
dei lavori di Michel Leiris sui culti zar in Etiopia (dagli anni Trenta
agli anni Settanta) e sul vodu haitiano (degli anni Cinquanta), tradotti
e commentati dall’autrice. Da questi lavori (assai poco conosciuti, soprattutto
in Italia) e dai saggi più ampi e noti, l’Africa fantasma, del 1934, e La
possessione e i suoi aspetti teatrali presso gli Etiopi di Gondar, del
1958, prende le mosse questa opera, che, seguendo un percorso cronologico,
intende inserire la pionieristica lettura teatrale della possessione da
parte di Michel Leiris (che ebbe quale privilegiato interlocutore Alfred
Métraux), nel dipanarsi della sua complessiva ricerca di senso. Il teatro
della possessione, costituì, infatti, un terreno fertilissimo su cui
crebbe, intrecciandosi, la produzione dell’etnologo e quella del
letterato/autobiografo e del poeta. La forza della scrittura di Leiris è nella
sua mancanza di autorevolezza, nel suo distacco, nella sua voluta frammentaria
soggettività, nello spaesamento, in qualche modo ricercato. Una scrittura che
restituisce l’altalena emozionale dell’autore, dall’estraneità completa al
febbrile coinvolgimento fino al desiderio sessuale. Il suo tentativo di
“bagnarsi nella carne viva dei posseduti” e la sua anima militante mettono in
gioco fortemente la sua soggettività di ricercatore e di uomo e ricordano il
lavoro sull’attore in quanto “uomo integrale corpo mente e anima” perseguita
dai Maestri del Novecento teatrale.