L'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert è forse l'opera a stampa più famosa al mondo. Essa è certo l'emblema di una nuova epoca, che non si affida più alla sola tradizione culturale, ma offre una revisione critica del sapere e include nei “lumi“ realtà sino a quel momento non ritenute significative, come ad esempio le arti e i mestieri. Le macchine e il lavoro di donne e uomini, di bambini, di animali, sono al centro di molte delle sue tavole e affiancano trattazioni originali degli aspetti tecnici e culturali del produrre. Per la prima volta la filosofia e la teologia si intrecciano ai segreti strappati alle officine e alle botteghe, punto di partenza di una lunga, ancora in corso, rivoluzione tecnologica. La risposta enciclopedica rappresentò infatti il tentativo di compendiare ogni scienza, proponendo una stretta correlazione tra i saperi, affascinante ancor oggi per un mondo che forse ha in parte smarrito il senso di quella armoniosa concezione di unità e circolarità del conoscere di cui l'Encyclopédie si è fatta portavoce in Europa in modo esemplare.
Nato a Modena nel 1972, si è laureato a Bologna, e si è specializzato a Roma prima a Firenze poi. Dopo aver svolto la professione di bibliotecario dal 1999, insegna dal 2006 Storia del libro e Storia delle biblioteche, Archivistica e Biblioteconomia all’Università di Bologna. Ha fondato il Centro Studi San Pietro di Modena ed è direttore del CERB, Centro di Ricerca di Bibliografia del Dipartimento di Filologia classica e Italianistica di Bologna. Ha tenuto lezioni e conferenze in Spagna e in Francia. Dirige la rivista internazionale TECA, dedicata alle discipline del libro.
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