Donne criminali: il genere nella storia della giustizia
Questo libro analizza il fenomeno della criminalità e devianza a
Bologna fra la fine del XVI e quella del XVIII secolo in un’ottica di genere e
comparativa, ricostruendo la dimensione quantitativa e la tipologia della
criminalità e devianza femminile, e ponendola a raffronto con quanto emerge da
analoghi studi su altre aree europee. Attraverso un’ampia campionatura delle
denunce e processi conservati nell’imponente archivio del tribunale criminale, e
la schedatura a tappeto delle sentenze capitali eseguite dal 1540 al 1796, è
stato possibile mettere in luce come le donne a Bologna fossero presenti sulla
scena del crimine molto meno degli uomini, ma anche come raramente venissero
loro imputati quei reati che la letteratura giuridica e lo stereotipo maschilista
qualificano come tipicamente femminili e che risultano ben rappresentati in
molti studi sul tema: infanticidio, adulterio, veneficio, borseggio. Più spesso
le donne bolognesi commettevano invece violenze contro la persona, anche se
raramente con conseguenze gravi, o contravvenivano ai bandi su morale e ordine
pubblico, o si opponevano con la forza al sequestro dei loro poveri beni. Dalle
stesse fonti è stato poi possibile documentare quella che è stata definita “la
cavalleria dei giudici”, la tendenza cioè – in circostanze e per tipologie di
reato comparabili – ad essere più indulgenti con le imputate donne che con gli
uomini: ma è una indulgenza che non si manifesta nella stessa misura per tutti
i reati.