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Se si eccettuano alcuni contributi dedicati a singoli aspetti tecnici del settenario giambico – quali la ricorsività di determinate incisioni, il rispetto di alcune norme prosodiche, i cambi di interlocutore o i rapporti con la tradizione greca – non esiste uno studio d’insieme dedicato alla versificazione plautina in settenari giambici: la dissertatio di P. Mohr De iambico apud Plautum septenario, pubblicata a Merseburg nel 1873, continua a configurarsi quale primo e unico tentativo di analisi complessiva del settenario giambico nelle commedie di Plauto. Si tratta di un saggio ormai risalente nel tempo, non del tutto scevro da errori di prospettiva o vizi di metodo, ma storicamente maturato nel solco della tradizione aperta dai Prolegomena di F. Ritschl (1848) e, per questo, solidamente fondato sulla rigorosa misurazione di singoli versi e sull’attenta valutazione statistica di taluni fenomeni prosodici o di particolari patterns metrici. La presente traduzione italiana della dissertatio di Mohr, corredata di una introduzione e di un ricco apparato di note di commento, rende fruibile e più agevole questo fondamentale strumento critico di fine Ottocento, mettendone in rilievo intuizioni metriche, note testuali ed emendationes spesso sfuggite alla critica successiva.
INDICE
Mohr Paul
Portuese Orazio
È professore di Lingua e letteratura latina presso l’Università
di Catania. Ha curato un’edizione critica con commento del carme 67 di Catullo,
un’edizione con commento di Epodi, Odi e CarmeSecolare
di Orazio e dedicato vari contributi alla poesia latina arcaica, classica e
tardoantica. Recentemente ha ricostruito la storia della tradizione degli Epigrammata
Bobiensia, pubblicando anche il carteggio fra A. Campana, scopritore della
silloge, e F. Munari, suo primo editore.