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Homo faber. Giovanni Pascoli tra poesia, scienza e tecnologia

Borrelli Elena
Articolo Immagine
ISSN:
1120-8856
Rivista:
Rivista Pascoliana
Anno:
2015
Numero:
27
Fascicolo:
Rivista Pascoliana N. 27/2015

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Questo articolo discute la posizione di Giovanni Pascoli sullo sviluppo scientifico alla fine dell’Ottocento. Le categorie arendtiane di contemplazione e azione risultano utili nel comprendere la visione ambivalente del poeta su questo fondamentale aspetto della modernità. Pascoli distingue scienza pura e applicazione tecnologica: la prima comprende la contemplazione dell’universo privato di Dio del mondo moderno e fonda la Weltanschaaung della modernità, che la poesia ha il compito di esprimere e diffondere. D’altro canto l’incredibile sviluppo tecnologico che caratterizza il mondo moderno – che Hannah Arendt definisce come il nuovo dominio della vita attiva – è visto da Pascoli come una forma di alienazione e inganno, in quanto fornisce all’uomo l’illusione di poter un giorno superare la propria mortalità. Parole chiave: scienza, tecnologia, azione, contemplazione, poesia.

In this article I discuss Giovanni Pascoli’s views on science in the late nineteenth century. I read Pascoli’s apparently ambivalent position on this fundamental phenomenon of modernity through the Arendtian categories of contemplation and action. Within this framework, Pascoli distinguishes science from its technological application: the former entails the contemplation of the modern universe deprived from God, and founds the Weltanschauung of modernity, which poetry has the task to express and make accessible to everyone. On the other hand, the unprecedented development of technology – what Arendt called the supremacy of the vita activa – in the modern world is a form of alienation, and a source of delusion, inasmuch as it gives mankind the illusion of one day overcoming its mortality. Keywords: science, technology, action, contemplation, poetry.